25 Marzo 2019

 

200 anni dalla stesura della poesia

 

L’Infinito di Giacomo Leopardi

 

 

 

Ospite del Club il Prof. Gino Tellini dell’ Università di Firenze che ha ripercorso la genesi e il significato di una delle Liriche più famosa di Giacomo Leopardi: “L’Infinito”.

 

 

Scritto a Recanati nel 1819, “L’infinito” è uno dei capolavori di Giacomo Leopardi e ben rappresenta il rapporto tra le intime riflessioni del Poeta e l’immensità del mondo circostante e del suo futuro
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”

 

Sono i primi tre versi del canto “L’Infinito” . È una composizione in perfetto equilibrio tra sensazioni, emozioni e riflessioni. E’ un connubio perfetto tra l’infinito spaziale:“interminati spazi” l’infinito temporale “e mi sovvien l’eterno” E’ l’emozione intellettuale del contemplare l’immensità.

 

 

E’ il desiderio di superare e oltrepassare ogni limite, oltre i confini dell’Universo, che il genere umano ha sempre immaginato “io nel pensier mi fingo” pur con il timore “per poco il cor non si spaura” dell’infinito “quello infinito silenzio”, ma con la consapevolezza “queste piante “ e “questa voce” del proprio essere che riporta poi alla dimensione umana “e il naufragar m’è dolce in questo mare”.

 

 

La serata si è conclusa con la tradizionale consegna del Guidocino e la foto ricordo scattata e stampata, a tempo di record, quest’anno dal Socio Francesco Giannetti.