Quel novembre del 1966
di Roberto Lallo
( articolo pubblicato su Etruria Lions – Novembre 2006 )
Premessa:
Andando a scartabellare tra i faldoni dell’Archivio del Lion Club Firenze, per ricostruire l’atmosfera che si viveva nel Club nei giorni drammatici della Alluvione di Firenze, pensavo di raccogliere un elenco di Service più o meno riusciti.
Mano a mano, invece, che mi addentravo nella lettura della corrispondenza del Presidente Sergio Giachetti, emergeva un modo di vedere e interpretare il Lionismo così chiaro e lineare, da suscitare in me la voglia di raccontarlo e fare qualche riflessione, forse utile al dibattito attuale sul futuro della nostra Associazione, che si avvia a festeggiare i 90 anni di vita.
Il Lions Club Firenze fu travolto, come tutta la città, dall’Alluvione del 1966. Questo evento divenne, negli anni successivi, quasi uno spartiacque nella vita dei fiorentini, si disse da allora: …… prima dell’Alluvione, …. dopo l’Alluvione.
Il 4 Novembre 1966, in poche, ore l’acqua e il fango dell’Arno, uniti al gasolio da riscaldamento che era stato da poco stoccato nei serbatoi dei condomini in vista della stagione invernale, formarono una miscela micidiale che travolse il tessuto produttivo e abitativo di Firenze, ma, cosa ancora più tragica, uno dei più grandi patrimoni artistici dell’umanità.
L’evento calamitoso colpì e commosse la comunità internazionale, rimbalzò in tutto il mondo grazie ad una copertura mediatica televisiva, quasi in diretta, una novità per il tempo. Chi non ricorda le riprese delle strade trasformate in fiumi in piena, o il grande documentario, prodotto da Zeffirelli, che fece percepire a tutto il mondo, l’entità della tragedia.
Quell’anno la Presidenza del Lions Club Firenze era tenuta da un personaggio molto particolare: Sergio Giachetti, Commercialista, Politico (era stato Assessore in Comune), uomo dalle tante conoscenze e animato dallo spirito e dalla arguzia, tipica dei Fiorentini.
Rileggendo a 40 anni di distanza la sua corrispondenza come Presidente di Club, emerge chiara un’interpretazione del Lionismo che dovrebbe far riflettere, noi che siamo alla ricerca di un ruolo per la nostra Associazione. La sua filosofia era quella dei Lions del tempo e si basava su quattro pilastri: un rapporto stretto con i Soci, la solidarietà verso i bisognosi, i rapporti Lionistici internazionali e la visione chiara del contributo che l’Associazione poteva dare alla città ed alla società.
Quello che traspare dai documenti e dalle lettere (per fortuna al tempo si scriveva) è di un Presidente sul Ponte di comando, impegnato a gestire una situazione di emergenza che colpisce prima di tutto i suoi Soci. Già il 14 novembre, indirizzava a tutti i Soci, una lettera con cui segnalava l’elenco di quelli colpiti dalla calamità (oltre il 40%) e creava una rete di sostegno morale molto importante.
Leggendo le tante risposte ricevute, traspare proprio il loro ringraziamento per la vicinanza e la solidarietà.
Scriveva, tra gli altri, il 17 novembre 1966, il giovanissimo socio Franco Torrini, che aveva visto distrutto il suo negozio di gioielleria di Piazza Duomo: ……. Io ho provato dolore per quanto mi è accaduto e che ha coinvolto il lavoro sano e onesto di tutta la mia famiglia, io ho provato dolore per la sciagura che ha colpito tanti amici ben più gravemente di me, ma ho provato gioia nel sentire Tu con la prima lettera e gli amici Lions del Consiglio con il telegramma, così affettuosamente vicino. Ed è solamente quando si è profondamente colpiti, che si riesce ad apprezzare la mano tesa di un amico che riesce a farti fare quel passo iniziante un nuovo cammino. Quando poi questa mano viene da amici Lions è un sentimento ancora più bello, poiché conferma a me stesso che l’etica accettata ormai da anni non è stata altro che il coronamento di una meravigliosa fonte di vita, linfa di un’umanità migliore……
Negli stessi giorni, grazie al ruolo nazionale e internazionale che il Lions Club Firenze aveva avuto sin dalla sua fondazione, (recente era l’eco del Forum Europeo del 1964) tantissimi Club iniziarono a prendere contatti ed ad inviare generi di prima necessità e i primi fondi. Una curiosità: la disponibilità all’aiuto del Lions Club Kinshasa (Congo)
Già il 18 Novembre, in una lettera al Socio Nando Vitali, scrittore e giornalista de La Nazione, il Presidente Sergio Giachetti comunicava i primi dati sulle offerte di aiuto pervenute dai Lions Club Italiani, Svizzeri, Francesi, Inglesi, Tedeschi, Israeliani, con lo scopo dichiarato di …… far sapere ai fiorentini chi è vicino a loro in questo momento… In particolare ricordo l’offerta di pacchi vestiario fatta dal Lions Club Roma Lido, che furono immediatamente distribuiti nei rioni di Santa Croce e San Niccolò; i 4 quintali di Pronutro inviati dai Lions Sud Africani che il Comune provvide a smistare in vari Istituti di assistenza della città. Il Lions Club di Busto Arsizio destinò la somma di L. 400.000 al restauro della fontana di Piazza S. Croce che ancora oggi porta la targhetta commemorativa. Il Club di Tempio Pausania, da parte del suo Presidente Giovanni Sechi, inviò la somma di L. 20.000 da destinate ad una bottega artigiana e così fu fatto.
Per la prima volta, in quel comunicato per la stampa, compare, accanto alla decisione di costituire un fondo ove far confluire questi soldi, anche la disponibilità da parte del Club di ospitare un gruppo di giovani romani che si erano offerti volontari per intervenire presso la Biblioteca Nazionale per il lavoro di salvataggio del suo patrimonio librario.
Quello del sostegno economico agli “Angeli del fango”, come si chiameranno successivamente, è uno dei capitoli più interessanti e innovativi. Emerge allora un nuovo atteggiamento nelle giovani generazioni verso la solidarietà pubblica e il Lions Club Firenze, immediatamente, riconosce in questa novità un’affinità con la sua missione.